Una tentata truffa a un alto dirigente del gruppo Ferrari è stata sventata. Anzi, sarebbe meglio dire, auto sventata dallo stesso soggetto cui era stato teso il tranello. Qualche giorno fa, infatti, un esponente della casa di Maranello è stato vittima di un tentativo di truffa milionaria. Il caso è stato raccontato nei dettagli da Bloomberg, sito americano altamente specializzato nel settore economico, che ha svelato anche come l’intelligenza artificiale abbia inciso nell’accaduto.
Truffa dirigente Ferrari con l’intelligenza artificiale
Qualche giorno fa, il dirigente Ferrari del quale non si conosce l’identità è stato contattato su WhatsApp da un profilo che era identico a quello dell’amministratore delegato del gruppo di Maranello, ovvero Benedetto Vigna. C’era un’immagine del profilo che raffigurava lo stesso Vigna, ma il numero di cellulare visionato da Bloomberg era diverso. Il tentativo è cominciato con un messaggio che recitava: “Ehi, hai saputo della grande acquisizione che stiamo pianificando? Potrei aver bisogno del tuo aiuto”. E ancora: “Sii pronto a firmare l’accordo di non divulgazione che il nostro avvocato ti invierà al più presto. L’autorità di regolamentazione del mercato italiano e la Borsa di Milano sono già state informate. Rimani pronto e ti preghiamo di mantenere la massima discrezione”.
Non è dato sapere se il dirigente Ferrari avesse già capito tutto, ma di sicuro fra i due è stata avviata una conversazione telefonica. È stata in questa occasione che il truffatore si è avvalso dell’intelligenza artificiale, nello specifico della tecnica del deepfake, per andare avanti nel suo tentativo e renderlo ancor più credibile.
L’uso del deepfake nella telefonata con il dirigente Ferrari
Nel corso della telefonata, la voce utilizzata dal truffatore era pressoché identica a quella di Benedetto Vigna, sia per l’intonazione che per il timbro vocale. Tuttavia, c’erano alcuni dettagli e lacune tipiche dell’intelligenza artificiale che sono emerse e che il dirigente accolto, ma non è detto che tutti ci sarebbero riusciti. Nello specifico, alcune sfumature di voce risultavano un po’ metalliche, così come diverse frasi risultavano troppo robotiche e preimpostate.
Il finto Vigna ha anche pensato di chiarire subito all’interlocutore perché stesse chiamando da un altro numero di cellulare: il motivo addotto stava nel fatto che si trattava di qualcosa di molto confidenziale. L’affare, infatti, avrebbe potuto creare qualche intoppo a livello politico e diplomatico con la Cina. Più avanti nella telefonata, il truffatore ha svelato il suo vero intento nel momento in cui ha parlato di una transazione necessaria per chiudere, senza però specificare bene il motivo della stessa.
A quel punto, il dirigente – insospettito sia dalla richiesta che dai sentori metallici – ha chiesto una sorta di prova al presunto Vigna. Lo ha fatto con una domanda precisa: “Scusa, Benedetto, ma devo identificarti. Qual è il titolo del libro che mi hai consigliato qualche giorno fa?”. Vittoria e truffa sventata, perché a quel punto la telefonata è stata interrotta bruscamente e la Ferrari ha aperto un’indagine interna.
Il precedente “riuscito” di Hong Kong da 25 milioni di dollari
L’intelligenza artificiale usata come stratagemma per compiere truffe milionarie rappresenta un trend in grande crescita. Nel mese di febbraio, qualcosa di simile era accaduto ad una società britannica ad Hong Kong, ma con esito differente.
I dipendenti di una società avevano ricevuto una mail con oggetto “Operazione segreta”, il cui mittente era il direttore finanziario dell’azienda che chiedeva di svolgere una riunione al più presto, con tanto di link di accesso. Nel corso della telefonata, un uomo dall’aspetto identico allo stesso CFO chiedeva di spostare 200 milioni di dollari di Hong Kong – più di 25 milioni di dollari americani – su cinque conti sconosciuti ai dirigenti. Il problema è che, in quel caso, la transazione fu effettivamente eseguita. Anche in quel caso il sistema utilizzato, ma evidentemente meglio rispetto al sistema Ferrari, era stato il deepfake.
Che cos’è il deepfake
Il deepfake è una tecnica volta a utilizzare l’intelligenza artificiale per creare contenuti audio e video il più possibile simili alla realtà. Banalmente, si può utilizzare il volto di un personaggio e farlo parlare di ciò che si vuole. Per questo motivo, le società leader del settore informatico come Meta stanno cercando delle modalità che consentano di riconoscere automaticamente i contenuti creati con l’intelligenza artificiale come i deepfake, in modo da segnalarli immediatamente.