L’Italia è uno dei paesi più visitati al mondo e molto apprezzato non solo per le bellezze paesaggistiche ma anche per i piatti tipici italiani.
Ma quali sono i piatti tipici italiani più conosciuti dai visitatori che arrivano ogni anno nel nostro Paese? Scopriamolo insieme qui di seguito.
Piatti tipici italiani più conosciuti al mondo ed apprezzati dagli stranieri
Pizza
La Pizza, forse, nasce a Napoli, città che ne rivendica la paternità e dove di sicuro conosce l’aggiunta della salsa di pomodoro a condimento del sottile strato di pasta.
Diventa presto uno dei collanti dell’unità nazionale e la bandiera gastronomica del nostro paese in ogni angolo del mondo, con risultati qualche volta discreti e spesso improbabili troviamo pizza ovunque andiamo.
Ma a Napoli di sicuro nasce la Margherita, la più famosa e la più semplice delle pizze che con salsa di pomodoro, mozzarella e basilico riporta nel piatto anche i colori della nostra bandiera. Si racconta che la Regina Margherita di Savoia, durante uno dei suoi soggiorni in città a Villa Rosebery, volle provare quel cibo popolare, schietto e immediato, che tanti suoi sudditi consumavano e il pizzaiolo di Brandi a Chiaia le fece provare e le intitolò quella preparazione che da allora è rimasta legata alla più conosciuta e forse più consumata tra le pizze: la Margherita appunto.
Un giro per l’Italia della gastronomia non potrà prescindere da una vera pizza napoletana, magari gustata a Spaccanapoli e senza l’arricchimento di troppi ingredienti inutili.
Certo ai nostri giorni ci sono pizzerie buone e anche eccellenti in tutto il paese e spesso questo umile piatto diventa pretesto per essere una base di ottima pasta con ricercatezze gastronomiche poste sopra come condimento, ma la pizza del consumatore base sia esso italiano o straniero resta in fondo una scelta a due tra la morbida pizza di stile napoletano o quella più croccante di stile romano.
Resta il fatto che la pizza sia uno dei piatti tipici italiani più apprezzati in tutto il mondo ed uno dei più copiati in ogni parte del globo.
Lasagna al forno
Alla base di tutto un caposaldo della cucina italiana: la pasta fresca accompagnata da un condimento tra i più conosciuti al mondo, il ragù alla bolognese, più spesso conosciuto semplicemente come bolognese.
Bologna culla di una delle cucine regionali più ricche e allettanti del paese è la capitale del ragù; una salsa fatta partendo da un soffritto di sedano, cipolla e carota alla quale vengono poi aggiunte carni di manzo finemente tritate e spesso piccole aggiunte di maiale e pomodoro concentrato, cottura lunga e a fuoco lento per ottenere una salsa densa e carica di umori e profumi che va a condire paste fresche come le tagliatelle o ripiene come i classici tortellini o ancora, nel nostro caso diventa protagonista della lasagna al forno.
Generazioni di “sfogline”, donne addette alla preparazione della pasta fresca, hanno steso milioni di km di pasta ritagliandola nei formati più svariati, uno di questi è la classica lasagna rettangolare che, brevemente lessata, scolata e asciugata, alternata a strati di ragù e besciamella spolverizzati di parmigiano reggiano grattugiato, ripetendo l’operazione più volte ci porta alla confezione della lasagna che finirà di cuocere in forno.
L’Italia ha altri ragù e altre lasagne; il ragù più poetico rimanda all’indimenticabile Eduardo de Filippo con la sua poesia “O rrau” dedicato all’insuperabile ragù della mamma e che diventa iconico nella preparazione che esegue, passo a passo, Sophia Loren-Rosa Priore in “Sabato, domenica e lunedì”
Spaghetti alla Carbonara
Spaghetti e Italia sono un binomio inscindibile nell’immaginario collettivo dei gastronauti di ogni parte del mondo, in tutti i continenti si cuociono spaghetti, tutti i turisti e i visitatori che giungono nel nostro paese li esigono più e più volte.
Lo spaghetto è italiano? Fantasie di Marco Polo a parte, interpretate in qualche modo anche distorto si può dire di si; la pasta secca viene menzionata per la prima volta dal geografo di Re Ruggero Al Idrisi intorno all’anno 1100 quando descrive lunghi fili di pasta stesi al sole ad essiccare nei pressi di Trabia in Sicilia.
Per secoli napoletani e palermitani si daranno a vicenda del mangiafoglie e mangiamaccheroni, ma è indubbio che la pasta da tutti sentita come napoletana sia nata in Sicilia e abbia poi allargato il suo areale di produzione verso quelle regioni sul mare che all’epoca avevano porti e clima ideale per l’essicazione del prodotto. Tra le zone rimaste più celebri oltre al napoletano, la provincia di Imperia con il porto del capoluogo che divenne negli anni uno dei maggiori poli di arrivo del grano duro.
Roma diventa però la capitale dello spaghetto e la “Carbonara“ ha grande merito in questo diventando negli anni uno dei piatti più famosi del nostro paese; nasce quasi per caso con bacon, rosso d’uovo in polvere, crema di latte e formaggio, tutti alimenti in dote agli alleati che hanno liberato l’Italia, e per la fantasia di un giovane cuoco bolognese che li assembla come condimento della pasta nel preparare un pranzo per Ufficiali americani.
La ricetta è variata di poco negli anni ed ad oggi prevede il guanciale ( introdotto negli anni sessanta ) al posto della pancetta, rosso d’uovo, formaggio; via via con il passare della moda è scomparsa la panna a tutto favore del gusto della preparazione.
In un tour gastronomico di una Roma capitale della pasta, accompagnano la carbonara la mitica “amatriciana”, in realtà originaria di Amatrice al confine con l’Abruzzo ( guanciale, formaggio pecorino e pomodoro ) o la sua antenata la “gricia”( stessi ingredienti ma senza pomodoro ) o la “ cacio e pepe” non facile fusione di formaggio pecorino, pepe nero e acqua di cottura della pasta; non sempre son spaghetti quasi sempre l’amatriciana è proposta con i bucatini e la cacio e pepe con i tonnarelli che sono una variante dello spaghetto alla chitarra abruzzese.
Il Pesto
Un altro dei piatti tipici italiani apprezzati in tutto il mondo è la nostra salsa a base di basilico e pochi altri ingredienti.
Dici Pesto e dici Genova, dici Liguria, la piantina di basilico magari sul balcone nella vecchia latta di conserva è una delle icone della Liguria di un tempo; ma la salsa è viva e attuale e ormai conosciuta in tutto il mondo, ne è una evidente dimostrazione la massa eterogenea di concorrenti che ogni anno dopo rigorose selezioni, quà e là per il mondo, si affronta a colpi di pestello nei saloni di Palazzo Ducale per il Campionato Mondiale del Pesto sotto la regia severa e bonaria del re del Pesto: Roberto Panizza
Come quasi ogni ricetta anche famosa le origini del pesto sono incerte e confuse, solo verso fine ottocento si trova qualche testimonianza scritta ma di sicuro la salsa è di molto antecedente.
L’ipotesi più accreditata la vorrebbe evoluzione di una salsa a base di yogurt, aglio e frutta secca, di origine mediorientale e riportata in patria dai Crociati: ci stà e non è molto lontana dall’attuale salsa di noci, classico condimento dei Pansotti, i grossi ravioli “panciuti” tipici della cucina genovese.
Nel tempo questa salsa incontra il basilico, che ci arriva dall’India e a seconda dell’andamento delle relazioni politiche e commerciali della Repubblica Genovese, cambia anche il tipo di formaggio impiegato.
Ad oggi la ricetta vede come ingredienti oltre al basilico ligure (al di fuori della nostra regione questa pianta tende ad avere un sapore mentolato), aglio magari di Vessalico che è un presidio Slowfood, pinoli italiani, parmigiano reggiano e pecorino sardo grattugiati, olio extravergine e sale grosso.
Il vero pesto non dovrebbe conoscere “riscaldamento” da frullatori o altri aggeggi dei nostri tempi; il buon vecchio mortaio e il pestello restano insostituibili per ottenere il massimo.
Chef di tutto il mondo stanno utilizzando il pesto nelle maniere più svariate ma da noi il pesto è il condimento principe della pasta sia essa fresca. A Genova le larghe lasagne dette “mandilli de sea”, o le trofiette o gli gnocchi oppure secca e in questo caso pasta lunga: le ligurissime trenette alle quali si accompagnano spesso anche fagiolini spezzettati e patate a cubetti.
Ravioli, Tortellini e Agnolotti
Grande è la famiglia delle paste ripiene in Italia; dall’estremo nord alla Sicilia non c’è quasi regione che non abbia una o più preparazioni di pasta ripiena nella propria cucina di tradizione; molte note, altre meno all’interno dell’involucro di pasta troviamo i ripieni più svariati ma su tutti svettano:
I Tortellini a lungo e forse per sempre contesi tra Modena e Bologna, hanno un ripieno di carne di maiale con prosciutto crudo e mortadella e si consumano rigorosamente in brodo di carni;
Gli Agnolotti del plin, della tradizione piemontese, hanno ripieni di carni miste e verdure e si servono conditi con sugo di arrosto o con burro e salvia o anche da soli su un tovagliolo per assaporarne a pieno il gusto.
I Ravioli della tradizione ligure, genovese in particolare; il ripieno è composto da carne cotta in salsa di pomodoro, bietole e borragini ; una curiosità: la Liguria è l’unica regione italiana dove già a fine ottocento si possono trovare nei ricettari tradizionali dei ravioli con ripieno di pesce.